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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Il mondo è rotondo, e del perché questo sia un bene

Ul munt l'è una gran bàla
diceva sempre mio nonno: il mondo è una grande palla. Una frase che, dietro l'evidente doppio senso amaro (bàla $\Leftrightarrow$ balla $\Leftrightarrow$ palla), nasconde una profonda verità matematica, cioè la simmetria sferica o radialità.

Ci sono alcune situazioni che nascondono, oltre la loro apparente banalità, osservatori speciali sul comportamento umano. Ad esempio essere un pendolare è una di queste condizioni. Quante volte ho ascoltato, negli interminabili minuti di attesa a causa di una precedenza o della rimozione di un convoglio guasto, le magiche soluzioni proposte da altri viaggiatori! Dice: "se ci facessero passare avanti, tutto si sbloccherebbe." Oppure: "che senso ha rallentare un treno regionale per lasciar passare un convoglio merci?" Decine, anzi centinaia di commissari tecn... scusate, di addetti allo smistamento dei treni.

Ma anche insegnare, soprattutto a studenti di una certa età, è una fonte di osservazioni. Mettete nuove regole per il superamento di un esame universitario? State certi che arriveranno i vari rappresentanti degli studenti e vi convinceranno che loro avrebbero fatto di meglio, per facilitare il superamento a pieni voti del vostro esame. Oplà, da studente a insegnante con l'agilità di un salto carpiato.

Ma dov'è la radialità di cui parlavo? Si tratta naturalmente di una simmetria... sociologica, non matematica, eppure affascinanante. Sì, perché basta un attimo di riflessione per accorgersi che tutte le proposte di questi illuminati consiglieri (non interrogati) è invero una strategia atta a raggiungere il massimo profitto per se stessi. Fateci caso: sul vostro treno nessuno proporrà mai di lasciare il passo ad un altro convoglio, perché è sempre il vostro ad essere quello giusto per sbloccare l'ingorgo. Lo stesso per gli studenti: quando mai incontrerete uno studente che proporrà una strategia penalizzante per i suoi stessi interessi?

Fin qui è tutto normale, ed anzi queste banali considerazioni suggeriscono, a mio modesto avviso, una spiegazione della teorizzazione della dittatura presso i pensatori dell'antichità. In effetti la democrazia spesso appare lenta e burocratica proprio perché i suoi esponenti esercitano forze centrifughe che si annullano, al solo scopo di cavarne un guadagno più o meno personale. Ecco allora che i filosofi pensavano di aumentare l'efficienza della macchina statale grazie all'onnipotenza di un dittatore capace di muoversi al di sopra delle centinaia di interessi personali dei singoli. Purtroppo la Storia insegna che anche questi dittatori finiscono per imporre il proprio interesse alla collettività, vanificando il pur speranzoso progetto.

Nella pratica, tutta la nostra vita sembra vissuta in un gigantesco gioco, nel quale dobbiamo sviluppare le strategie per uscirne vincitori. Come quelli che, davanti ad una porta stretta, pretendono di superare la fila e di entrare prepotentemente per primi: solitamente tutta la fila si blocca, qualcuno inizia a litigare, e tutti ne hanno un danno. D'altronde, se tutti facessero i furbi, scaturirebbe solo un caos ben peggiore della fila. Basterebbe invece mettersi ordinatamente in coda, e l'ingresso sarebbe più veloce. Ma questo, ahimè, presuppone la capacità di agire non per sé, ma per tutti.

A questo punto entra in gioco la simmetria: ognuno di noi tende ad elaborare ingenuamente una strategia di azione che non considera un piccolo ma evidente fatto, e cioè che il gioco è solitamente simmetrico rispetto alla permutazione dei giocatori. Tu, pendolare del treno 25262, ti convinci che proprio il tuo convoglio debba passare per primo; ma dimentichi che anche il pendolare del treno 10866 sta pensando la stessa cosa. Tu, studente del secondo anno che non riesce a superare quell'esame del primo semestre, fingi di ignorare che altri studenti stanno elaborando strategie simili alle tue, ma calibrate sulla propria condizione. E così tutto si blocca, come un sistema sottoposto a forze intense ma a risultante nulla. Per venirne fuori, occorre che qualcuno guardi con distacco, dall'alto, i problemi così simmetrici, oltre gli interessi di parte.

Il mondo è una palla, e se la fate girare sempre con la stessa palla vi ritroverete. Per fortuna, oserei dire: se fosse una piramide, qualcuno nascerebbe in cima e qualcuno morirebbe alla base, senza speranza di riscatto.

Non c'è nessuno (salvo per i credenti, che tuttavia sempre più raramente ipotizzano un coinvolgimento delle divinità nelle beghe quotidiane) che guardi il mondo dall'esterno e imponga un comportamento razionale per risolvere i problemi. Allora siamo noi, seppur giocatori, che dobbiamo imparare a metterci anche nei panni dell'altro, prima di elaborare strategie egoistiche e inefficaci.

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