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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Il passeggero del Polarlys

Regalo dell'editore Adelphi per le vacanze, Il passeggero del Polarlys è uno dei primi romanzi-romanzi (termine che indica quei romanzi di Georges Simenon che non appartengono al ciclo di Maigret) del prolifico scrittore belga. La prima edizione è datata, infatti, 1930, mentre la traduzione italiana arriva solo quattro anni dopo per i tipi di Mondadori.

Il Polarlys è una nave cargo che si muove fra la Germania e la Norvegia. Il capitano Petersen accoglie comunque a bordo anche passeggeri paganti che non saprebbero come raggiungere le località più settentrionali, fino al Circolo Polare Artico. La traversata non si apre sotto i migliori auspici: c'è un terzo ufficiale appena uscito dalla scuola navale, inesperto e orgoglioso. Ma c'è anche un passeggero misterioso, imbarcatosi ad Amburgo e poi misteriosamente scomparso. Petersen accoglie poi, durante una sosta intermedia, un funzionario di polizia che dice di dare la caccia all'assassino di una giovane donna francese, forse proprio l'uomo misterioso che non si trova più.

Ma anche il poliziotto viene ritrovato morto nella sua cabina, e poco dopo due furti di entità considerevole accrescono la tensione fra i passeggeri e l'equipaggio. Petersen non sa di chi può fidarsi, nessuno è al di sopra di ogni sospetto, nemmeno quel terzo ufficiale che sembra più intenzionato a divertirsi con una irruente ragazza tedesca che a svolgere le proprie mansioni.

La verità emerge solo nell'ultimo capitolo, quando anche noi lettori scopriamo che nulla è come ci era apparso. Anche il capitano Petersen, che per la sua flemma e la sua riflessività ricorda inevitabilmente il commissario Maigret, è indotto all'errore di giudizio dal susseguirsi degli eventi.

Simenon, appena ventisettenne all'epoca della stesura, sembra ancora indeciso se proporci un romanzo poliziesco o un romanzo duro. La distinzione netta appartiene solo agli anni e alla produzione successivi, quando le storie gialle si focalizzano su Maigret. Manca, ne Il passeggero del Polarlys, quella peculiare costruzione a finestra sull'esistenza di un uomo che diventerà un tratto di distinzione dei romanzi-romanzi. Stiamo parlando della tecnica di accendere un virtuale occhio di bue su un capitolo della vita di un uomo (o di una donna), offrendo al lettore la sensazione di guardarne la vita dalla finestra di fronte.

In questo poliziesco senza punizione del colpevole tutto è più semplice e lineare: una trama da film per la tv, si direbbe. Eppure le qualità del grande scrittore appaiono nella scelta di una lingua immediata e veloce, che scivola lungo i dodici capitoli.

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