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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Una lacrima color turchese

Lettura veloce quella dell'ultimo libro di Mauro Corona. Ma non lettura facile. Ne abbiamo sentito parlare a lungo, grazie anche alla rinnovata presenza dell'autore nei salotti televisivi e radiofonici.
Alla ruvidezza dello scrittore-alpinista ertano siamo abituati, e questa favola amara sul Natale è davvero amara. La trama è nota: improvvisamente tutte le rappresentazioni di Gesù Bambino scompaiono dai presepi del mondo cristiano. Impossibile trovarle, impossibile anche riprodurle. Il mondo si interroga, un po' angosciato un po' no. Chi ha bocca la apre e le dà fiato, tutti hanno un'opinione ma nessuna soluzione. Finché la soluzione giungerà in diretta televisiva, talmente semplice che nessuno l'aveva considerata.

Mauro Corona è un personaggio complicato, per molti versi un cattivo esempio: guai giudiziari, botte, ubriachezza molesta, bracconaggio si affiancano nella sua storia al talento di sculture del legno e di alpinista di primo livello. Da circa vent'anni scrive libri, inizialmente autobiografici e poi di finzione (o quasi). Amo smisuratamente i primi, assai meno i secondi che giudico talvolta troppo moralistici e carichi di invettive. Ogni anno, comunque, attendo il mese di novembre con il nuovo romanzo di Corona, ma in questo caso ho faticato. Un libretto scarno, nemmeno cento pagine scritte larghe, colme di riferimenti all'attualità italiana che presto diventeranno incomprensibili ai più.
Alla fine l'ho letto, con calma, durante queste vacanze invernali. Una lettura che mi ha sorpreso: di tutta la (semplice) storia resta soprattutto l'aspetto più inquietante, quell'incapacità di vedere ciò che è davanti ai nostri occhi. Quando il mistero si svela, è facile pensare che era così elementare ed evidente. Eppure non ci eravamo arrivati!

La sintesi di questa favola moraleggiante è una complicazione nobile del detto che Corona ripete spesso: "quando mi chiedono dove si mangi bene, rispondo che basta digiunare tre giorni, e dopo mangerai bene ovunque". Sconsigliato a quelli che, tutto sommato, hanno fiducia nell'essere umano.

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