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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Un gioco da bambini

Non ricordo perché ho acquistato questo romanzo breve di Ballard, un autore del quale ho letto pochissimo: forse ne ho letto una recensione, non so. Resta il fatto che Un gioco da bambini è una lettura assolutamente appassionante.

Scritta sotto la forma di una relazione di lavoro, narra l'esperienza di uno psichiatra inglese chiamato a collaborare alle indagini su un crimine efferato: tutti gli adulti di un villaggio privato sono stati trucidati, e i loro figli sembrano essere stati rapiti dagli assassini. Giusto per inquadrare l'ambientazione che a noi italiani può apparire poco chiara, il crimine è stato perpetrato in una sorta di quartiere residenziale per ricchi, una specie di riserva protetta da guardie private e telecamere a circuito chiuso. Apparentemente un luogo idilliaco dove condurre una vita agiata e senza preoccupazioni.


Ma le circostanze sono inquietanti, perché non esistono prove di un vero rapimento. Aiutato da un detective cinico ma perspicace, lo psichiatra realizza l'agghiacciante realtà: i ragazzi non sono le vittime, sono gli assassini. Killer spietati che da mesi premeditavano lo sterminio dei genitori e di chiunque si fosse messo sulla loro strada. 

Il ritrovamento di una bambina, che le forze di polizia interpretano come la liberazione dalla prigionia, conferma definitivamente la teoria dello psichiatra. La piccola non è solo colpevole, è addirittura una delle menti che hanno organizzato la mattanza.


Il racconto di Ballard, quasi pronto per una trasposizione cinematografica, non crea alcuna forma di suspense: la verità è svelata immediatamente, forse perché la mostruosità del crimine deve prevalere sulla ricerca dei colpevoli. Da storia nera, quella che leggiamo diventa un monito contro l'oppressione del controllo e della felicità artificiale. Lettura consigliata, senza dubbi.

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