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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

La casa a Nord-Est


Sempre affascinato dai libri ambientati in terra friulana, ho acquistato La casa a Nord-Est di Sergio Maldini in edizione usata. È considerato il capolavoro dello scrittore fiorentino (ma di adozione friulana), vincitore del premio Campiello 1992. Sarà un capolavoro, ma francamente non me ne sono accorto.

Mentre proseguivo con una certa fatica la lettura, mi sono imbattuto nella recensione di un'altra opera di Maldini, descritta (cito a memoria) in questi termini: un altro libro di Maldini senza trama. E infatti è (quasi) vero. C'è un giornalista romano, di età non ben definita ma vicino alla pensione (stiamo parlando degli anni '80, quindi possiamo immaginare che avesse poco più di cinquant'anni), che vuole fuggire dalla città eterna e dai suoi stili di vita. Scartata la campagna toscana, punta sul Friuli. O meglio sulla Bassa, quell'area della regione che inizia a Latisana e finisce praticamente a Monfalcone. La scelta cade sul paese di Varmo (dalle parti di Codroipo, sud-ovest di Udine), dove una nobildonna gli cede un rudere a prezzo di favore. E il libro racconta della ristrutturazione del podere, dei nuovi amici di questo Friuli mitizzato come luogo dell'innocenza. C'è spazio per un amore passionale e, allo stesso tempo, tragicamente cerebrale.

Insomma, possiamo dire che si tratta del classico libro intellettuale della tradizione italiana: i muratori e gli idraulici che si scoprono attori teatrali spigliati e colti, la nobiltà decaduta che parla di Napoleone come fosse un vicino di casa, i presunti colpi di scena sull'albero genealogico di questo e quell'altro. Pagine scritte così, senza nemmeno un perché.
Poi, lo confesso, questa idealizzazione della Bassa friulana mi indispone. Mi è sempre parsa la parte più banale ed insignificante di quella regione di confine, dove i binari del treno per Trieste corrono in un nulla cadaverico costellato di pioppeti. Amo il Friuli (e la Venezia-Giulia triestina), ma quello di montagna: dall'alto pordenonese alla Carnia, fino a Tarvisio con le sue foreste incantate. L'idea che Varmo, Codroipo e il basso Tagliamento siano una specie di Eden mi fa sorridere, forse perché sono nato e vissuto a due passi dalla grande pianura padana. Per carità, là in fondo si starà benissimo, non lo discuto. Ma dove starebbe la differenza rispetto a Lodi, Treviso o Biella?

Forse, più semplicemente, non amo la letteratura italiana contemporanea, che mi sembra autoreferenziale e dannatamente snob. Ci sono storie senza libri, ma come si può scrivere un libro senza una storia?

Commenti

  1. Ciao Simone,
    concordo pienamente con il tuo commento sia per quanto riguarda la letteratura italiana contemporanea sia per la Bassa Friulana (zona che conosco piuttosto bene).
    Ho scoperto per caso il tuo blog cercando recensioni sui libri di Mario Rigoni Stern, ed ora leggo spesso e con piacere i tuoi post.

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