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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Recensione: Germogliano sempre i noccioli

Tanto per cambiare, un romanzo di Georges Simenon. Ma questa volta è una vera rarità, da anni fuori catalogo e scovato in biblioteca. Il y a encore des noisetiers è un racconto della maturità di Simenon, redatto a Epalinges nel 1968. L'autore aveva sessantacinque anni, e non casualmente il personaggio principale è un banchiere ormai anziano di place Vendôme, tre volte divorziato, con figli adulti che cercano di costruirsi una vita indipendente.

François Perret-Latour, questo il nome del banchiere, conduce una vita solitaria nella grande casa sopra la sua banca, dove scende tutti i giorni nonostante sia formalmente in pensione. Conduce un'esistenza ripetitiva, fatta di riti quotidiani senza alcuna sorpresa. Un giorno, fra la posta, trova una lettera della prima ex moglie americana Pat; si erano sposati da giovani, e la convivenza era durata poco. Pat annuncia di essere ricoverata in una clinica di New York, curata per una malattia debilitante che i medici non le vogliono rivelare. Ma scrive anche che il figlio si è impiccato per paura di un tracollo economico, lasciando sola la moglie e i figli.
Perret-Latour non è mai stato un uomo sentimentale, anzi ignorava le vicissitudini dell'ex moglie dopo il divorzio. Eppure capisce di avere un debito verso Pat, che cerca di saldare nell'unico modo a lui famigliare: con il denaro.

Le tristi notizie sono però l'occasione per fare il bilancio di un'esistenza, vissuta con passione ma scevra di affetti. Secondo lo stile di Simenon, a un certo punto arriva il fattore di sconvolgimento: sua nipote, ribelle e anticonformista, aspetta un figlio. Curiosamente decide di confidarsi con il nonno borghese, e proprio qui è la rivelazione; più che dalle persone umili, la giovane riceve solidarietà ed aiuto da colui che ha sempre accusato di essere distante dai problemi delle persone comuni. Perret-Latour muove le sue pedine, animato da un sentimento di rinascita interiore: finalmente sa di poter essere ancora utile, di poter fare del bene alle persone che ha amato in silenzio, per eccessivo pudore. Le acrobazie giuridiche per consentire alla nipote di far nascere il figlio senza essere disonorata sono soltanto una conclusione letteraria. Ciò che conta è la possibilità di riscatto offerta ad un uomo vecchio e solo.

Fin qui la trama. Qualche lettore sostiene che Simenon sia qui meno amaro del solito; difficile credere a questa versione, se non si ha la forza di superare i due terzi del romanzo. I primi capitoli sono cupi, desolanti, quasi funerei. Il lettore sembra dover assistere ad uno spettacolo di morte naturale, angosciante e definitivo. E invece no! Con la naturalezza di un dialogo fra amici, il cielo si rasserena: germogliano ancora i noccioli.

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