Passa ai contenuti principali

In primo piano

Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Internet, chiagn 'e fott'

Innanzitutto mi scuso con gli eventuali lettori napoletani per il maldestro tentativo di riprodurre a parole l'espressione popolare del titolo di questo post. E veniamo a noi.
Non so se capiti solo a me, ma da qualche tempo provo un certo sentimento di fastidio quando mi connetto ad internet. Ormai frequento questo mondo digitale da quindici anni ('azz... come vola il tempo), e vedo che è passato dall'essere un ambiente intelligente ed informato ad essere una piazza di paese al tempo della fiera del bestiame. Prendiamo Facebook: il mio diario è pieno di appelli contro l'uccisione degli agnelli e la tortura dei gattini imbottigliati. Se tutti dovremmo ormai sapere che i gatti in bottiglia erano una bufala per creduloni, la campagna contro il presunto martirio degli agnelli sacrificali sarebbe anche condivisibile. Peccato che spesso i promotori siano nostalgici della vita bucolica, e del tempo in cui Berta filava; il fatto è che, mentre la Berta filava, il marito di Berta sgozzava i capretti con la roncola e decapitava le oche con la mannaia, al pari di tutti i contadini. La vita in campagna è una sequela di comportamenti che pochi di noi riuscirebbero a tollerare, altro che idillio e amore per la natura!
E poi ci sono naturalmente le email del principe ereditario di Truffistan, che vorrebbe tanto lasciarci in eredità il suo patrimonio in cambio di un piccolo bonifico per le spese notarili. Orpo, ma c'è ancora gente che ci casca?
Io capisco che la Rete sia un favoloso strumento per diffondere indignazione, e capisco anche che tanta indignazione sia pienamente giustificata; ma nessuno può essere indignato permanente (fatta eccezione per il compianto Pierre Magnan).

Allargando il discorso, narra la vulgata che la principale fonte di informazione sia ormai Internet. Io stesso, prima di uscire dall'ufficio, getto uno sguardo ad alcuni siti di news. Con mio supremo disappunto, scopro che mio papà, pervicacemente offline, conosce le stesse notizie prima di me. Ho impiegato qualche tempo a raccapezzarmi in questo apparente paradosso, ma alla fine ho scoperto l'inghippo: la maggior parte degli internauti si informa sui siti dei quotidiani nazionali (e magari internazionali, ma questi difficilmente contribuiscono al paradosso). Poiché i quotidiani non sono enti benefici, accade che le loro redazioni mettano sul sito, nel tardo pomeriggio, alcuni articoli apparsi nell'edizione cartacea del mattino. Quindi noi, alle 16:30, leggiamo un titolo sul sito e crediamo che sia una primizia; invece è la copia di un articolo mandato in edicola diciotto ore prima, e i nostri genitori-cartacei l'hanno letto ben prima di noi.

In astratto, non credo che questo sia un male in assoluto. L'eccessiva esposizione al flusso di notizie in tempo reale cagiona ansia e frustrazione; molto meglio leggerne un compendio meditato il mattino seguente, a bocce ferme.
Ma per i più ardimentosi c'è Twitter, il principe delle gole profonde, la piattaforma dove tutto appare ancora prima che succeda. Un paio di giorni fa è morto un celebre cantautore italiano; ieri mattina leggo su un sito di informazione:
Morto il cantautore X Y. La notizia è circolata su Twitter.
Insomma, i giornalisti trascrivono i tweet e li pubblicano. Dubito che abbiano pensato di chiedere conferma alla famiglia del defunto, e mi domando chi sia stato il dito-veloce che ha diffuso l'informazione senza chiedere il permesso ai parenti.

Il fantomatico popolo della rete si scopre così brutto e sporco quanto il popolo che sceglieva Barabba. Piange per gli agnellini e fotte anche la madre per uno scoop casalingo via Twitter. Chiagn 'e fotte.

Buona Pasqua a tutti, senza sgozzamenti.

Commenti

Post più popolari