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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Recensione: The perks of being a wallflower

Ieri pomeriggio ho visto The perks of being a wallflower, in lingua originale. È uscito negli Stati Uniti qualche mese fa, e probabilmente arriverà in Italia nei prossimi mesi. Ecco il trailer ufficiale:



La storia è tratta dall'omonimo romanzo di formazione di Stephen Chbosky; potete leggere su Wikipedia qualche interessante notizia in proposito.
Come detto, è un film di formazione, ambientato in una scuola superiore dei primi anni '90. Il cast è ben selezionato, e una dei protagonisti è Emma Watson, già celebre per i film di Harry Potter. La trama può sembrare banale e già vista, ma riesce al contrario a stupire proprio per l'abilità nell'evitare la banalità.
I temi affrontati sono molti: l'adolescenza, il bullismo, i primi amori, l'omosessualità e il perbenismo. In un'ora e quaranta, il regista ci fa ridere e piangere, e ci porta ad un passo dalla tragedia; ma non cede alle sirene del melodramma, concedendoci una luce di speranza in fondo al tunnel. E il tunnel c'è davvero, per il protagonista maschile del film: un tunnel automobilistico del Nord-Est degli USA, che sarà lo spunto per la catarsi e il risveglio dalla malattia.

Molti spettatori finiranno per riconoscersi in uno dei giovani personaggi, e ripenseranno alla propria adolescenza. Per me è stato facile, poiché nel 1991 avevo esattamente la stessa loro età, e vivevo gli stessi sentimenti. Sui titoli di coda mi sono sentito svuotato, e devo capire se sia stato piacevole o spiacevole. Ma, comunque sia, è una pellicola da vedere, più adatta agli adulti che agli adolescenti.

Mi piacerebbe leggere il romanzo di Chbosky, tradotto nel 2006 per i tipi di Frassinelli con il titolo "Ragazzo da parete", ma risulta fuori catalogo e irreperibile perfino nei circuiti del libro usato. Esiste ovviamente l'edizione originale in inglese, e probabilmente l'editore italiano lo riproporrà in occasione dell'uscita dei film nelle nostre sale. Facendo una ricerca mirata in rete, è possibile leggere qualche brano del romanzo, e la prima impressione è che, per una volta, la trasposizione cinematografica sia migliore del libro.

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