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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Incubo di un matematico

Stanotte ho fatto uno strano sogno. Ero ad un convegno, ed ero il conferenziere. Con grande savoir faire spiegavo i miei risultati. Giunto alla fine, il chairman si alzava e mi chiedeva maggiori dettagli sulla tecnica di dimostrazione. A quel punto, io entravo velocemente nei dettagli, convinto di soddisfare le sue curiosità.

Dopo avermi guardato negli occhi, il chairman esclamava: "Insomma, il suo risultato è una cagata pazzesca!" Preso dal panico, cominciavo a giustificarmi, e ripetevo che la tecnica poteva anche sembrare una cagata pazzesca in quel caso, ma era comunque molto valida per risolvere altri problemi.

Infine, in un vortice di umiliazione, mentre cercavo di esporre qualche esempio, il conferenziere successivo si avvicinava al tavolo e iniziare la sua conferenza. Nessuno badava più a me, e non mi restava che allontanarmi a testa bassa.

Decisamente avrei bisogno di lavorare sulla mia autostima.

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