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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

I complici


Ho finito da un paio d'ore l'ultima traduzione di Georges Simenon che Adelphi ha mandato in libreria.
I complici è un romanzo particolarmente duro e spigoloso, datato 1955. Gli appassionati di Simenon sanno che i romanzi della maturità sono meno scorrevoli di quelli della gioventù, e spesso trattano temi scomodi e perfino morbosi.
Questo romanzo non fa eccezione. La trama è semplice: Joseph Lambert, un uomo di mezza età (almeno secondo i canoni dell'epoca) tristemente sposato, titolare di un'attività commerciale di discreto successo nella provincia francese, sta rientrando da un breve viaggio di lavoro con la segretaria Edmonde. Questi viaggi, frequenti, sono ovviamente l'occasione per avere rapporti intimi con la giovane dipendente. Impegnato ad accarezzare le gambe della compagna di viaggio, Lambert compie una manovra azzardata e manda a schiantarsi contro un muro l'autobus di una scolaresca in gita. I bambini muoiono tutti nell'incendio del mezzo, ad eccezione di una ragazzina. Lambert, in preda al panico,  si dà alla fuga per strade secondarie, mentre Edmonde sembra indifferente alla tragedia.

Da questo momento, e cioè dalle prime pagine del libro, il racconto si concentra sul travaglio del protagonista, che sa di non potersela cavare a lungo. Cerca comunque di dissimulare l'angoscia di un arresto imminente, ma la paranoia prende il sopravvento: tutti i conoscenti gli sembrano accusatori, ha paura dell'innocuo "uomo delle capre", sfugge alle solite partite di bridge al bar. La famiglia non gli è di conforto, e Lambert si abbandona alla depressione. Prima l'alcol, poi il desiderio sessuale sempre più violento; solo Léa, una prostituta per nulla volgare, riesce a regalargli una notte di riposo e di pace.
Ma il mattino sarà il mattino dell'ultimo giorno: Joseph capisce che la sua vita è legata indissolubilmente a quella della segretaria Edmonde, che subisce i rapporti con l'immobilità di un cadavere. E tuttavia loro due sono sempre stati più che amanti: sono stati complici. Complici nel tradimento e complici nell'incidente.
Lambert corre in ufficio, e trascina la segretaria in un viaggio di lavoro, con il palese intento di dare soddisfazione alle proprie pulsioni. Ma Edmonde lo respinge: perfino quella donna che i suoi muratori definiscono "una bestia" rifiuta di stare con lui.

È l'epilogo. Joseph ed Edmonde, apparentemente calmi, tornano nella sede dell'azienda. Nel frattempo il commissario di polizia ha telefonato per convocare Lambert al più presto. Non sappiamo la vera ragione di questa convocazione, e non è ovvio che la verità sia venuta a galla. Ma per Joseph Lambert non esiste più ragione di lottare; si chiude nello studio, scrive NON COLPEVOLE su un foglio bianco, e infila la canna della pistola in bocca. Prima di trovare il coraggio di tirare il grilletto, ha la forza di fare a pezzi il foglio di carta, perché "non spetta a me decidere chi è il colpevole".
E poi, finalmente, si spara.

I complici è un romanzo spesso pesante, che non avvince il lettore. Sulla storia cala fin dall'inizio una cappa di morte e di dissoluzione che si dissolve solo nel climax dell'ultima riga. Viene da pensare che le prime e le ultime pagine contengano, da sole, il messaggio dell'intero romanzo.

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