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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Kafka torna alle poste

Qualche tempo fa ho narrato le disavventure surreali di un comune correntista postale. Di seguito alcune altre osservazioni ed esperienze personali.
L'agenda digitale.
Non sto parlando dei fantomatici progetti di questo governo in tema di eliminazione del digital divide o astruserie simili. Sto proprio parlando di un'agenda (per niente) digitale. I fatti: ero seduto nell'angusto loculo che l'ufficio postale di Cantù riserva alla consulenza finanziaria, e mi accorgo che ben tre dipendenti segnano i rispettivi appuntamenti sulla stessa, fantozziana, agenda in similpelle con fregi in simil-oro. Un'agenda dove i nomi e gli orari sono ovviamente sovrapposti, e che a turno devono consultare allontanandosi dalla propria postazione di lavoro. Ma l'hanno spiegato, ad IBM, che esistono le piattaforme collaborative per gli uffici? Alcune sono addirittura gratis ed open source, guarda un po'! Non sarebbe meglio se ogni dipendente avesse un'agenda virtuale nel cloud informatico delle Poste, consultabile da qualunque terminale? E se, dubbio angosciante, qualcuno rovesciasse un caffè sull'agenda-dinosauro cartacea?
La semplicità non abita qui.
Mi è arrivata a casa, per posta ordinaria, una missiva scritta in perfetto burocratese, con cui Poste Italiane mi invitava a recarmi presso il mio ufficio postale abituale per sottoscrivere il nuovo contratto di assistenza finanziaria. A parte il fatto che sarebbe tempo di finirla, con questo arbitrio di modificare unilateralmente le clausole contrattuali senza l'ombra di pudore, oggi mi sono recato con il proverbiale cappello in mano nel mio ufficio postale abituale (in pratica, l'unico che c'è). Lì mi accoglie l'arcigna consulente finanziaria, alla quale comunico di voler chiudere il conto titoli del mio libretto postale. Ecco un breve riassunto del dialogo.

Arcigna Consulente (AC, per brevità): "Ma perché vuole chiuderlo?"
Io (Io, per brevità): "(saranno pure ca*** miei) Perché è inattivo da anni, e mi sembra sciocco pagare l'imposta di bollo."
AC: "Ma tanto sono pochi euro!"
Io: "Siccome sono pochi euro miei, vorrei chiuderlo."
AC: "E se un domani le dovesse servire?"
Io: "Lo riaprirei. Quanto costa riaprirlo?"
AC: "Niente!"
Io: "Appunto. Chiudiamolo e poi si vedrà."
AC: "Ma così, quando dovrà riaprirlo, dovremo fare tutta la procedura."
Io: "E pazienza."
AC: "(sbuffando) D'accordo, vado a prendere i fogli da compilare."
Io: "(e ti pareva che fosse una procedura informatizzata)"
Passa un quarto d'ora abbondante, mentre i colleghi vanno e vengono per leggere gli appuntamenti sull'agenda di cui sopra.
AC: "Eccomi qui. Mi metta una firma dove c'è l'apposito spazio."
Io: "Fatto. Già che ci sono, posso chiederle un'altra cosa?"
AC: "(alza gli occhi al cielo) Mi dica."
Io: "Io ho due conti correnti, e vorrei chiudere quello più costoso."
AC: "Ma perché fate questi pasticci con i conti correnti? Non bastava un conto solo?"
Io: "(saranno sempre ca*** miei) Perché uno l'ho aperto $n \geq 10$ anni fa, mentre l'altro, più vantaggioso, è arrivato da tre anni al massimo. Il fatto è che io ho una carta di credito legata al conto iniziale, e vorrei sapere se posso trasferirla sul conto vantaggioso."
AC: "(sorride come le avessi chiesto di fare un triplo salto mortale carpiato) Ovviamente è impossibile, deve chiedere l'annullamento della carta che ha, e poi chiedere una nuova carta."
Io: "Quindi dovrei portarvi da capo la fotocopia di tutti i documenti, codice fiscale, busta paga, ecc. ecc.? Ma sono sempre io, che caspita! Se ho una carta di credito attiva, perché devo dimostrarvi che posso avere una carta di credito? Dovreste essere già persuasi, altrimenti non avrei l'attuale carta di credito, o no?"
AC: "(con la tipica espressione di quello che cerca di calcolare a mente 746352441/453682) Come le dicevo, la procedura è questa: mi compila una richiesta di eliminazione della sua carta, e dopo mi compila il modulo per la richiesta di emissione di un'altra carta, però agganciata all'altro conto corrente." Io: "Non posso fare prima la richiesta della nuova carta, per non restare senza un mese?"
AC: "Certo, però la paga come una seconda carta, perché la prima è ancora in suo possesso."
Io: "Quindi mi considerate come due persone distinte quando devo darvi soldi, e come la stessa persona per impedirmi di risparmiare?"
AC: "Veda lei. Quando è pronto, venga qui e facciamo tutto."
Io: "Grazie, arrivederci". E mi allontano camminando vicino ai muri, perché non si sa mai che cosa possa arrivare da dietro, in un ufficio postale.

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