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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Senza dimostrazioni

Tempo fa avevo fatto una (facile) profezia: entro pochi mesi avrei ricevuto il primo manuale di matematica (quasi) privo di dimostrazioni. Ieri mattina, consegnatomi da una efficiente e cordiale rappresentante, eccolo sul mio tavolo. Facciamo nomi e cognomi:



Forse attratto dai nomi dei due autori, ho chiesto una copia per valutazione. La solerte rappresentante mi ha elencato le meraviglie di questo testo, corredato da numerosi esercizi. Ieri pomeriggio ho cominciato a sfogliarlo, e mi sono accorto che praticamente nessun teorema è dimostrato. Nella prefazione si dice

“Una conoscenza astratta della matematica sarebbe di ben scarsa utilità se non  accompagnata dalla capacità di utilizzarla  per descrivere, schematizzare e interpretare quantitativamente i principali aspetti della realtà che ci circonda”

E fin qui posso anche essere d'accordo. Ma il mio libro di testo di quinta liceo scientifico era indubbiamente più... matematico di questo! Alla resa dei conti, la fatica degli autori (fatica che non discuto e rispetto) si riduce alla compilazione di un breviario di sopravvivenza minima per matricole disperate. In una pagina sono definiti i limiti e le funzioni continue, facendo strame di qualunque ipotesi rigorosa. Insomma, una copia dei biechi testi di Calculus americani.

Date le premesse e data la mia (cortese) indignazione, sono sicuro che questo tomo avrà un ottimo successo nell'asfittico panorama della nostra università.

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