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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Sentieri della Grande Guerra

Ho trascorso quattro giorni sull'altopiano di Asiago. Ne ho approfittato per fare un po' di trekking, unendo il piacere della natura con il fascino della storia. Anzi, della Storia. Asiago è stata uno degli epicentri della Prima Guerra Mondiale: sono passati quasi cent'anni, ma i luoghi non dimenticano.

Confesso la mia profonda ignoranza, come molti studenti: ricordo ben poco della storia contemporanea, e quindi scopro informazioni sul posto. Sono salito sul Monte Ortigara, e ho visto le trincee. Oggi c'è un monumento,
ma tanti anni fa non si incontravano gli escursionisti:
Tanti uomini, e tanti ragazzi, sono morti su quella montagna per un'assurda guerra di posizione, che doveva finire entro pochi mesi ed è durata quattro anni (complessivamente).

Ho camminato sul Monte Fior, oggi celebre per la città di pietra:
Ma la stessa montagna è stata scavata dai soldati, che vivevano e morivano di freddo, di sete e di colpi di cannone:

Oggi è difficile concepire che una guerra potesse essere combattuta così lentamente, fermi per settimane a difendere pochi metri di sassi e di erba. Eppure le montagne vicentine sono piene di cimiteri di guerra, di cippi commemorativi, di percorsi della memoria. È passato un secolo da quella guerra, ma è ancora facile commuoversi davanti alle lapidi sparse nei boschi.

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