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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Maggio: fioriscono i volantini elettorali

Tornando a casa dal lavoro (vabbé, che parola grossa!), apro la cassetta delle lettere e trovo le solite cose: pubblicità di ipermercati e i volantini elettorali. I primi mi invitano ad acquistare un transatlantico "a soli euro ...", i secondi mi spiegano dettagliatamente come votare. Direte voi che non dovrebbe essere così difficile: si impugna saldamente la matita copiativa e si traccia una bella X sul simbolo del cuore (sì, sono un nostalgico delle antiche ideologie novecentesche). Eppure questi omuncoli, giacché si tratta quasi sempre di omuncoli, dicono che l'unico modo "giusto" di votare è quello di scrivere il loro nome nell'apposita casellina. Mancano tre giorni alle elezioni, e non capisco proprio come potrebbero farmi cambiare idea con un suggerimento tanto banale: votare per loro. Mah.

Comunque sia, oltre all'ennesima busta anonima della Lega Nord, che evidentemente preferisce non farsi riconoscere, stasera ho trovato un foglietto sgualcito: una triste fotocopia in bianco e nero, come quelle che facevo da bambino alla macchina a monete (una fotocopia, 50 lire) dietro al negozio di fotografia. Sul foglio c'era il simbolo, sbiadito, di un partito politico e la foto segnaletica dell'inquilino del primo piano; sopra, in stampatello tremolante, ho letto l'accorato appello: "Al comune di Cantù vota così (spazio) Cognome Nome". Per un attimo ho pensato di essere tornato ai tempi della cortina di ferro, quando i potenti mezzi della tecnologia erano di là da venire. L'attimo dopo ho realizzato che tutti i soldi che i politici drenano dalle nostre tasche finiscono più facilmente in diamanti che in effettivi rimborsi elettorali, se il mio vicino di casa deve ricorrere a questi sistemi da quarto mondo.

Ma l'aspetto più inquietante della storia è la fanciullesca speranza di poter raccogliere preferenze fra i propri condomini. Questo tizio, evidentemente, finge di non ricordare che sta sul cassero (gergo marinaresco) praticamente a tutti, e probabilmente nessuno lo voterebbe nemmeno in cambio di una mazzetta di banconote di grosso taglio. Sarò un po' strano, e fin qui non è una novità; però, se mai decidessi di "scendere in campo" (con la carta igienica, come diceva Benigni), mi terrei alla larga dai luoghi che frequento maggiormente. So che sembra paradossale, ma gli svantaggi soon superiori ai (remoti) vantaggi.

Pensateci bene: chiedere un voto politico è un passo impegnativo, e potreste mettere in serio imbarazzo i vostri amici e conoscenti. Sicuramente il vostro volantino giungerà nelle mani della vostra ex fidanzata/amante (o gli equivalenti maschili, s'intende), che ne approfitterà per sperimentare quel rito voodoo che ha imparato quando l'avete lasciata. O, ancora, che cosa pensate che succederà quando quel vostro compagno di scuola, che eravate soliti sottoporre ad ogni genere di umiliazione, leggerà il suggerimento di votare per voi? Voi non ricordavate più quel collega antipatico che scondinzolava davanti al capo ufficio e vi soffiava tutte le promozioni, ma state certi che vota nel vostro stesso comune. E non voterà per voi.

D'altronde, va di moda la novità. Quindi, se aspirate ad una carriera politica, andate lontano: avete solo da guadagnare.

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