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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Thank you for your attention

Torno oggi da un interessantissimo convegno. Vi propongo qualche piccola riflessione sulle conferenze matematiche. Sono soltanto riflessioni, non prendetele come critiche, per favore.

  1. Per quanto à l'ancienne, i seminari con gesso e lavagna (o pennarello puzzolente e lavagna) restano sempre i migliori. Ad esempio perché anche il pubblico riesce a capire qualcosa, avvantaggiandosi delle pause per scrivere e per cancellare la lavagna. Sono faticosi, certo, ma lasciano una piacevole sensazione di aver impegnato bene le proprie forze, sia per chi parla, sia per chi ascolta.

  2. Ma il tempo concesso è tiranno, e il povero conferenziere deve comprimere mesi di lavoro in venti minuti, o meno. Ecco che scatta la fascinazione della presentazione con il proiettore. Gli altri scienziati usano programmi come Microsoft Powerpoint, mentre noi matematici amiamo Beamer o Prosper. Essenzialmente, le nostre presentazioni sono file PDF creati con LaTeX e proiettati con l'aggiunta di qualche effetto speciale. Sfortunatamente, questa meraviglia del XXI secolo è infida, e lo speaker dovrebbe evitare di preparare 93 diapositive farcite di definizioni e teoremi. È la parte più dolorosa, perché tutti vorremmo poter spiegare i nostri risultati scientifici in dettaglio.

  3. Se posso permettermi, sconsiglio di aggiungere l'ultima, maledetta, diapositiva: quella con la frase in grassetto Thank you for your attention. Mi sembra più elegante usare la voce, che toglie quell'effetto "surgelato e pronto da mettere in forno" che il ringraziamento per iscritto trasmette al pubblico. Variante: non mettete la foto dei vostri figli, e non dite These are my best results! Suona un po' penoso, soprattutto ai single.

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