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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Etichette informatiche

Il contenuto di questo post dovrebbe essere risaputo, dunque assai poco originale. Eppure, sembra sempre opportuno ripetersi. Stiamo parlando di etichetta nel mondo digitale.

  1. L'email non è un rimpiazzo del telefono. Se scrivete un'email a Tizio, non potete supporre che Tizio risponda in tempo reale, e soprattutto non dovete spedire dozzine di solleciti e di rimbrotti dopo ventiquattro ore. Tizio ha una vita che si prolunga oltre lo schermo del suo computer, e addirittura potrebbe restare in silenzio per una scelta consapevole. È questo il bello dell'email: il destinatario è libero di ignorare la comunicazione, e di rispondere quando ne ha tempo e/o voglia. Se volete parlare urgentemente con Tizio, usate il telefono.

  2. Una telefonata sul cellulare non è equivalente ad un incontro fortuito all'angolo della strada. Il destinatario è libero di rifiutare la chiamata senza doversi giustificare con voi. Inoltre, non tutti amano sentirsi apostrofare con "Sono io. Dove sei?" a tutto volume nell'orecchio. A meno che non vi siate dimenticati di andare a prendere vostro figlio all'asilo, o che il vostro treno sia in ritardo, il vostro interlocutore farebbe bene ad utilizzare quel minimo di cortesia degna di una persona educata. Dopotutto, nel 90% delle situazioni, dove voi siate è un fatto che riguarda solo voi.

  3. Le liste di discussione, dette anche mailing list, sono luoghi abominevoli in cui perfetti sconosciuti si scambiano opinioni come se avessero vent'anni di amicizia alle spalle. Poiché l'ingresso in una lista è una scelta volontaria, tutto ciò potrebbe essere irrilevante. Tuttavia, ben pochi ricordano che una mailing list non è un'arena dove sfogare le proprie frustrazioni, né il gabinetto di uno psicologo pronto ad analizzare le vostre paturnie. Ad esempio, solo un bifolco può cambiare il cosiddetto oggetto della discussione, impedendo a tutti gli altri iscritti di seguire il filo della medesima. Altro comportamento frequente e spiacevole è il messaggio "Cancellatemi per favore". Ma porca miseria, non ci arrivate da soli? Avete mai pensato di scrivere a tutti gli abbonati di Topolino perché volete recedere dall'abbonamento? E vi offendete pure, se qualcuno vi risponde che basta seguire le facili istruzioni, per uscire dalla lista!

  4. La comunicazione telematica deve adattarsi alle situazioni. Se scrivete al vostro migliore amico, è normale che usiate toni familiari e schietti. Se scrivete al vostro capo ufficio, non potete mettere dozzine di punti esclamativi e centinaia di puntini di sospensione e di faccine. Dite la verità: pensereste mai di scrivere una vera lettera al direttore della vostra azienda e di infarcirla di disegnini adolescenziali? No, vero?

  5. Declinate le vostre generalità ogni volta che vi sembra ragionevole. Non una volta in meno. Se scrivete al vostro professore per chiedere un colloquio, non esordite mai con "Salve, sono Michi! Posso farle qualche domanda?" Il vostro interlocutore potrebbe scambiarvi per uno spammer, o addirittura per un maleducato. Non è più efficare "Salve, sono Michele Brambilla, un suo studente di XYZ. Ha tempo per un colloquio?"

  6. In riferimento al punto precedente, non sta bene nemmeno il tono fantozziano-burocratico di certe missive ministeriali. L'uso della lettera maiuscola nelle espressioni come "Caro signore, Le scrivo per invitarLa" sono obsolete e fastidiose. Anche perché questa prassi è tipica di chi vuole ammansirvi per buggerarvi meglio. In generale, una dose moderata di buona educazione è sempre la soluzione ideale.


Infine, la regola aurea. Se state usando un moderno mezzo di comunicazione telematico e avete un dubbio sulla vostra scrittura, fate un semplice esperimento: fingete di essere il destinatario, e provate ad immaginare la sua reazione al vostro scritto. Funziona sempre, ve lo assicuro.

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