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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Cavolo, non funziona la rete!

Quando uno scienziato del XXI secolo invita nel proprio dipartimento un collega, la prima domanda cui deve rispondere è: "Come faccio a collegarmi a internet?"

Certo, qualche eccezione alla regola c'è ancora, soprattutto fra gli scienziati più anziani o fra gli umanisti. Ma se il vostro ospite ha meno di cinquant'anni, tenetevi pronti a fornire istruzioni informatiche a tempo di record. Qualche ospite, più mite, aggiunge la postilla: "Non ho fretta, basta che riesca a leggere la posta entro l'ora di cena."

Il primo commento che tutti, tranne forse un neurochirurgo sbarcato nella Terra del Fuoco per trapiantare un cervello, dovremmo fare a questo punto è che siamo diventati matti. Se penso all'urgenza media delle mie ultime 500 email, credo che avrei potuto tranquillamente leggerle con cadenza settimanale. Va beh, facciamo giornaliera per non sembrare fannulloni.

Invece no! Se la Rete non funziona per mezz'ora, temiamo di perdere notizie fondamentali per la nostra vita, e ci avventuriamo in una serie di azioni a cavallo fra la tecnologia e la scaramanzia alquanto comiche. Dite la verità: avete mai riavviato il computer perché il vostro browser era particolarmente lento? Quante volte vi siete spediti una email perché non ricevevate messaggi da due ore? Vi ricordate di quella volta che avete cercato un altro cavo ethernet perché Facebook non "si apriva"?

Due settimane fa ho avuto il privilegio di partecipare ad una bella "festicciola accademica" a Venezia, per il pensionamento del mio "maestro" professionale. Una professoressa ha raccontato la genesi di un articolo molto citato ed importante, scritto nel 1991. Vent'anni fa la comunicazione fra due scienziati italiani procedeva prevalentemente per telefax, se non per posta. Uno scienziato faceva alcuni conti, li scriveva con bella grafia, e li spediva al collega. Con il telefax, la trasmissione era veloce; per lettera, occorrevano alcuni giorni prima che il plico giungesse sul tavolo del destinatario.

Oggi, invece, si fa una scansione dei fogli e li si invia per posta elettronica. I più "tecnologici" scrivono direttamente con una tavoletta grafica o con un tablet touch screen. Siamo diventati tutti futuristi, evviva la velocità, unica igiene del mondo! Perché il progresso si manifesta sempre con la trasformazione dell'uomo in robot?

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