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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Bufale e bufali

In una crisi di masochismo, anche questa settimana ho sfogliato il nuovo supplemento del Corriere della Sera, la Lettura. Trattasi di un concentrato di moralismo benpensante che fa paura, una summa di tutti gli editoriali più reazionari e destrorsi dei cosiddetti intellettuali liberali.
Questa settimana ho letto un articoletto intitolato Bufale scientifiche. L'autore, tale Antonio Pascale, discetta del ruolo ancillare degli scienziati nel mondo della comunicazione. Vien fatto di credere che il Pascale desidererebbe una presenza massiccia degli scienziati che la pensano come lui, o tutt'al più come il Corriere della Sera. Il desso cita infatti Mario Capanna e Carlo Petrini, colpevoli di aver gabbato il povero italiano accasciato davanti al televisore in attesa della Verità su OGM e biotecnologie. Costoro, senza avere nemmeno tre dottorati pertinenti, hanno dichiarato che le coltivazioni OGM non sarebbero la panacea di ogni male. Scandalo! Sciagura! Comunismo! Dov'erano gli scienziati seri, quelli che producono ricerche sottoposte a peer review?
Per quanto io possa essere catalogato più fra gli scienziati che fra i politici, confesso di aver provato uno sgradevole disagio durante la lettura dell'articolo. È vero che Petrini è petulante e partigiano (slow food, la bella carestia di una volta, ecc. ecc.), ed è innegabile che Mario Capanna sia un politico puro. Tuttavia le citazioni del Pascale mi appaiono strumentali: Petrini avrebbe sostenuto che il massiccio impiego di colture OGM produrrà danni alle piante? La risposta del Pascale è che tutti gli organismi evolvono, quindi le biotecnologie applicate all'agricoltura sono una benedizione per l'ambiente, un cammino verso il progresso ed il miglioramento.
Ma quella di Petrini era davero un'affermazione antiscientifica? Forse sì, forse no. A parte per il telespettatore-ameba che pende dalle labbra di qualche Emilio Fido o Bruno Vispa, quella di Petrini era essenzialmente una dichiarazione politica. Avrà magari peccato di superficialità, trascurando di commissionare una ricerca decennale e milionaria a sostegno delle proprie convinzioni, ma la tesi era evidente. Pascale imita i gatti, che guardano il dito senza capire che cosa sta indicando? Mi sembra probabile, o forse ho un pregiudizio avverso al Corriere della Sera.
Proprio domenica, Report ha trattato in prima serata il tema della presunta pericolosità dei telefoni cellulari. Fatta la tara alla tipica aggressività di Milena Gabanelli e del suo gruppo, è emerso che i cosiddetti scienziati seri, tanto cari al Corriere della Sera, spesso ricevono finanziamenti dalle stesse società che producono i telefoni cellulari. Miracolosamente, l'uso intensivo del telefono cellulare sarebbe quasi taumaturgico: pare che abbia ridato l'udito ai sordi e i capelli ai calvi. Fra il conflitto di interessi di Carlo Petrini e quello delle multinazionali telefoniche (o del tabacco, altro caso raccapricciante emerso dieci anni fa), il benpensante Pascale è sicuro di poter scegliere senza sensi di colpa?

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