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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Prime impressioni sulla Val d'Aosta

Sto passando qualche giorno in Valle d'Aosta, a Valsavarenche per la precisione. Abituato all'Alto Adige, il confronto è impari: tanta organizzazione in Cruccolandia, tanto senso di abbandono fra i francesi de noantri. Mi dicono sia colpa del periodo, giacché la Valle d'Aosta vive quasi esclusivamente nei mesi di giugno, luglio e agosto. Ormai i rifugi stanno chiudendo, e parallelamente tutte le strutture ricettive (ad esclusione dei centri più rinomati come Saint Vincent, Cogne, Courmayeur e pochi altri).
Ho vissuto esperienze fuori dal tempo, come l'acquisto di acqua e biscotti nell'unico negozio di Dégioz. Due locali usciti dagli anni '50, gestiti da un valdostano burbero che spegne le luci quando i clienti escono. Il mio albergo è di fronte al Comune/scuola/anagrafe/bancomat, ma l'ufficio del turismo ha già finito la stagione. Eppure fa caldo, almeno quando il sole supera le montagne che avvolgono il paese a est e a ovest.
La mia sensazione prevalente, oltre alla paura di uscire dopo il tramonto, è che questa regione a statuto speciale sia un territorio ancora "selvatico", poco avvezzo a gestire il turismo su larga scala. I tedeschi sono forse rigidi, ma senz'altro sanno come attirare i turisti; i valdostani sono introversi, si nascondono come le simpatiche marmotte e offrono villaggi vagamente tetri. Altro punto dolente è la palese mancanza di gioventù. Tre o quattro bambini girano sulle biciclette, ma mettono quasi timore: tutto e tutti sembrano avvolti da un alone di mistero, come in un film inquietante.

Per fortuna, alla luce del sole si gode ancora dei colori allegri dei prati e del fiume che taglia la vallata. Le capre di montagna sembrano più socievoli degli esseri umani, ma non importa: per una vacanza (breve) posso sopportare. Ma se il ponte più famoso di queste zone è chiamato ponte dei suicidi (per ovvie ragioni, immagino), forse eviterei di trasferirmi a vivere qui.

Commenti

  1. [...] Da leggere e meditare: così ci vedono i turisti? Prime impressioni sulla Val d’Ao... Sto passando qualche giorno in Valle d'Aosta, a Valsavarenche per la precisione. Abituato all'Alto Adige, il confronto è impari: tanta organizzazione in Cruccolandia, tanto senso di abbandono fra ... Source: siminore.wordpress.com [...]

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