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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Odore di ufficio

Quest'anno posso dire di essermi goduto le vacanze: Alto Adige & Tirolo, Varigotti e Valle d'Aosta. Ma adesso è davvero arrivato il momento di tornare al lavoro. In ufficio. Già, l'odore dell'ufficio.

Fin da piccolo ho sempre avuto un senso dell'olfatto particolarmente sviluppato, ma immagino che tutti noi impariamo a riconoscere l'odore dei luoghi che frequentiamo abitualmente. Eccetto forse la nostra abitazione, che curiosamente ci sembra neutra, la nostra mente associa un odore a molti luoghi. Scientificamente tutto è spiegabile, ma quel tipico odore di casa dei nonni, di ufficio, di automobile del papà ci restano attaccati per sempre. Quando viaggiavo in macchina con mio nonno, che aveva una Ford Escort del 197x, restavo nauseato per ore. Non sto scherzando, sentivo un terribile afrore di plastica surriscaldata, quasi certamente emanato dai meravigliosi sedili in finta pelle. Contemporaneamente, e dunque la colpa non era esclusivamente della prevalenza di materiali chimici a basso costo negli interni, la macchina di mio zio Stefano era assolutamente inodore.

La casa di mia nonna odorava sempre di mele cotte, anche quando cucinava il pollo lesso. E poi c'era il tipico profumo di donna anziana, forse un'acqua di colonia mista a borotalco che, per me, era una caratteristica delle signore con i capelli azzurri. Però mia nonna non ha mai avuto i capelli azzurri, e praticamente neanche grigi, beata lei...

E infine, purtroppo, c'è l'odore di ufficio. L'ufficio della SISSA quando ero studente di dottorato, l'ufficio polveroso e reietto di via Saldini quando ero assegnista, l'ufficio da reietto ricercatore in Bicocca. Per carità, il mio ufficio è luminoso e spazioso; peccato che sia infestato da inquietanti odori chimici, che io e il mio collega attribuiamo a qualche condotto di aerazione dei laboratori di Scienze dei Materiali. Abbiamo anche chiamato un tecnico, che però, forse in buona fede o forse per non cercare rogne, ha annusato l'aria e ha garantito che è pura come quella del Cervino. Facciamo finta di crederci, perché questo è il migliore dei mondi possibili.

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