Passa ai contenuti principali

In primo piano

Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Ricordi d'estate

Stamattina mi sono svegliato presto, e la mente vaga nel tentativo di riprendere sonno. Cosi' ho quasi rivissuto un episodio di vent'anni fa. Correva l'anno di grazia 1990, avevo finito il secondo anno di liceo, e mi godevo il meritato riposo da mio nonno, a Cunardo. In quel periodo ero innamorato di una ragazzina del posto: alta, sportiva, biondissima e con gli occhioni blu. La chiamero' L, per garantire un po' di anonimato. Io venivo da fuori, gli adolescenti sanno creare comunita' molto chiuse ed ostili, sicche' le occasioni di avvicinamento alla donna-angelo erano scarse.
Tuttavia, ricordo un pomeriggio di agosto: il sole stava tramontando dietro le prealpi, e per qualche coincidenza mi sono trovato seduto su una panchina del parco di Cunardo con L e un amico, che chiamero' D. Ho saputo solo dopo che anche D sperava di far colpo sulla biondina, peraltro palesemente invaghita di un comune amico, R. Insomma, la tipica situazione ingarbugliata degli adolescenti in vacanza.
Avremo passato al massimo un'ora a chiacchierare, e ricordo che stavo bene: ero felice e incredulo di tanta confidenza. Non dimentichero' mai la costante diffidenza di L, che iniziava ogni frase con "Io non ti conosco, quindi...". Eppure eravamo un terzetto affiatato. Per un miracolo, io e L vivevamo nella stessa zona del paesino, mentre D viveva dalla parte opposta: l'occasione ideale per una pur breve passeggiata a due. Non ricordo che cosa ci siamo detti, ma solo che non abbiamo fatto scena muta. Toccavo il cielo con un dito, e immaginavo un futuro di amicizia, magari anche di piu'.

Come e' andata a finire? Come spesso accade a quell'eta'. L'amicizia non e' mai nata, l'estate e' finita dopo poche settimane, e il sogno ha fatto altrettanto. Ho poi perso le tracce dei protagonisti di quel pomeriggio. Anni dopo ho visto L nello stesso parco, che trastullava un bambino. Immagino che si sia sposata, e abbia avuto figli, ma non ho avuto il coraggio di parlarle. D vive sempre in paese, e sono certo che non abbia avuto miglior fortuna con la biondina. Se e' per questo, nemmeno R, che negli ultimi vent'anni ho incontrato solo una volta a Milano, quando entrambi studiavamo all'universita'.

Non so se ci sia un insegnamento o una morale. Resta il ricordo di quello che poteva essere e non e' mai stato (penso sia una citazione), e il sapore di una stagione che probabilmente non era piacevole come la ricordo adesso. Ha scritto Paul Simon: after changes upon changes, we are more or less the same. Stamattina, prima che suonasse la sveglia, mi sono illuso che il vecchio Paul avesse ragione.

Commenti

Post più popolari