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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

I gesuiti e la proprietà commutativa

Un giovane gesuita, accanito fumatore, pativa terribilmente le ore di preghiera durante le quali era costretto a reprimere il desiderio di accendere una sigaretta. Insofferente al sacrificio, andò dal rettore e gli domandò: "Posso fumare mentre prego?"
Il rettore, rigido e severo come solo un gesuita può essere, gli rispose con un "No" secco e rotondo come un uovo. Perché durante la preghiera la mente deve essere interamente concentrata su Dio, e nessuna distrazione è concessa.
Il giovane confidò la frustrazione ad un amico più esperto di cose gesuitiche, e il giorno dopo tornò a bussare alla porta del rettore. Chiese, con un po' di timore: "Posso pregare mentre fumo?"
Il rettore, raggiante in volto, confermò: "Figliuolo, ogni momento è degno di una preghiera!".

(Liberamente tratto da: Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca. Einaudi, 2011)

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